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PIERO PARODI “CAMPESE E LE ORIGINI DI MOTTA VISCONTI” – ABBIATEGRASSO 1925


Campese sorgeva presso il Ticino tra Besate e Zelada poi fu assorbita da Motta.Tra Besate e Campese c’era Castelletto e Castelvetere. Nel 1117, Ugone e Pellagia vendevano a Guglielmo Strampo di Milano due mansi di terreno a Castelletum Motade e pure parte di un porto di Castelletto che era presso il Ticino. Questo Castelletto era Grangia del Monastero di Morimondo. La più antica memoria di Campese risale al 1137 perché, in quell’anno, Taglietto e Guida, figli di Pietro de Campexe “de loco Besate” vendevano un terreno ad un frate di Moribondo. Campese aveva due chiese: San Cassiano e Santo Stefano. Lo dice Guifredo da Bussero nel suo ” Libro di notizie dei Santi di Milano.” Vicino a Campese c’era un monastero cluniacense dedicato a San Pietro e le Cascine Baragge. Si deduce che le Baragge erano nei campi di Motta da un istromento di vendita del 1277 tra Alberto di Terzago e due conversi di Moribondo. Piero Parodi dice che Carlo Giuseppe Maria Reina afferma nel suo libro ” L’origine, corso e fine del Po ” – edito a Milano nel M DC C e nella ” Nella descrizione corografica ed istorica della Lombardia – Milano M D C C X I V che Motta sarebbe stata edificata nel 1025 da due capitani, Berengario ed Ugone, Conti della Valle Marcoliola. Giacinto Turazza, invece, dice che Motta portava anticamente il nome di Campese, che apparteneva a Besate e cambiò nome nel Sec. X I V e si chiamò Mota ma di questa notizia non c’ è nessun documento.

Nel Sec. X I I si dice ” Motade “,nel 1206 ” di loco Mota ” ( Archivio di Stato di Milano )e nel 1363 si parla di Antonio de Pergis ” in loco de la Mota .” Quella terra non poteva chiamarsi Campese. Dalle sue ghiaie si estraeva l’oro che apparteneva ai signori di Genova. A poco a poco, Motta assorbiva Campese.Nel 1398 sulla ” Notizia del Clero milanese ” tra le cappelle di Casorate si ricorda anche la ” Cappella San Cassiani de la Motta “C’era anche la chiesetta di Santo Stefano A Motta Azzone Visconti fondò una chiesa dedicata a Sant’Antonio. Era figlio del Milite Antonio di Cislago ma era milanese, abitante nella Parrocchia di San Giovanni alle Fonti ( Archivio Arcivescovile di Milano ) La festa di Motta, all’inizio, era la festa di San Cassiano. Motta apparteneva alla terra di Fara Brasiliana ed era tra Casorate e Besate ed assorbiva, oltre a Campese, anche le Cascine Baragge. Nel 1566, il Cermenati visitava la chiesa di San Cassiano e Ippolito ma trovava solo due pareti tra i rovi.

LA MOTTA E I VISCONTI
Giova indagare sui Visconti che ebbero la signoria di quella terra. Teobaldo.Nel 1255 fu Rettore e Vicario della Valle Levantina e di Blenio. Da Anastasia da Pirovano, sua moglie, ebbe Matteo che fu poi detto ” il Magno ” e Uberto che fu milite. Un suo discendente, Antonio, figlio di Giovannolo, fu ribelle al signore che governava, Gian Galeazzo e per questo fu bandito dal territorio e gli furono confiscati i beni, compresi Motta e Casorate.Una volta chiesto il perdono, riebbe quei beni che, però erano stati assegnati al milite Antonio ed al figlio Vercellino, rispettivamente suo zio e cugino, nel 1392. Antonio. Lo zio di Milano di San Giovanni alle Fonti, poiché nel 1397 abitava a Cislago, era detto “di Cistellago ” Moriva prima del 1406 ma tra i numerosi figli aveva anche Azzone che ” per mercede dell’anima sua e dei suoi predecessori” fece costruire la chiesa ” in loco de la Motta “dedicata a Sant’Antonio e dotandola di tanti beni immobili ed un reddito di moggia 30 di mistura per mantenere il Cappellano. Occorrendo per questo, il permesso del Duca di Milano, Azzone supplicò il duca Filippo Maria che gli diede una risposta favorevole nel 1412 .Ottenuta la dispensa arcivescovile da Matteo da Carcano poichè la Sede arcivescovile era vacante, iniziò la costruzione. Per avere la signoria doveva essere eletto dai Visconti suoi fratelli. Motta si chiamò ” dei Visconti ” Il Parodi dice che Bartolomeo fu l’ultimo dei Visconti ad avere i beni a Motta.

DON GIACINTO TURAZZA – CASORATE I° – NOTIZIE CIVILI E RELIGIOSE DEL BORGO E DELLA PIEVE TRATTE DAI DOCUMENTI
Milano – Sc. Tipografica Ist. San Gaetano – via S. Ambrogio ad Nemus – 1916

La ubertosa pianura dell’attuale Comune portava anticamente il nome di Campese ed apparteneva a Besate.
Lo dicono lo strumento del 1137 e l’altro del giugno 1150 per la vendita di otto pertiche di terra fatta dai minorenni Tallieto e Guida figli di Petri di Campese de loco Besate.
Goffredo de Bussero ricorda l’antica chiesa – ultimi anni del X I I I Secolo con questa frase: ” in plebe Casorati loco Campexe Ecclesia S. Cassiani.” Cambiò denominazione un secolo dopo perché nel Registro del Clero Milanese del 10 aprile 1398, con un nome del Duca è detta” la Mota “. Più tardi, quando i Signori di Somma che erano Visconti divennero padroni del paese, si chiamò Mota Visconti

LE CHIESE
La più antica è quella di Campese ed è ricordata da Goffredo, come ” di San Cassiano “e, più tardi, nella Notizia del Clero Milanese – 1398 – Archivio Storico Lombardo – si trova ” Capella S. Cassiani de la Mota ” a cui sono attribuite come reddito lire imperiali 15, s.11 e d. 10. All’altare maggiore fu fondata la Cappellania dei S. S. Antonio e Cristoforo per Messe quotidiane da Azzone Visconti di Astellago l’11 dicembre 1412, che fu del Patronato della Famiglia Cusani e dei Visconti . Nel maggio 1528 c’ era un Legato di Antonio de Percis Regazi.
Non si hanno più notizie e, dopo un secolo, minacciando la chiesa di andare in rovina, il popolo volle costruirla più ampia con tre cappelle che nel 1566 erano ancora al lavoro e sorgevano a spese di nobili Famiglie. Questa chiesa prese il nome della precedente Cappellania col titolo dei S. S. Antonio e Cristoforo.
Ebbe il primo Rettore, don Tomaso Sacchi delegato da Vicario Ormaneto perché gli ” homini ” volevano svincolarsi da Casorate.Fu consacrata e nel 1573 San Carlo visitò il luogo e incoraggiò la Comunità a costituire un beneficio per il Parroco. I Consoli convocarono in piazza gli Uomini e fu convenuto di assicurare un assegno al Rettore e, per riferire all’Arcivescovo lo statuto, furono eletti Alessandro Calvi e Giovanni Giacomo del Zuan. L’istromento fu redatto dal Notaio Giovanni Paolo Annoni. Dall’Archivio Plebano di Casorate si evidenzia che il Cardinale Carlo Borromeo dichiarò eretta a Parrocchia la Cappellania dei Santi Antonio e Cristoforo col titolo di San Giovanni Battista il 26 maggio 1575.
Nel 1605 il Cardinal Federico Borromeo, Arcivescovo di Milano, in visita alla nuova Parrocchia, scrisse che era lunga cubiti 50, larga 27, in una sola nave e che l’altare maggiore conservava il titolo dei Santi Antonio e Cristoforo. L’altare di San Giovanni è a Sud e quello della Madonna del Rosario in quello opposto. Il Signor Castiglioni aveva annesso un Legato a questo altare e aveva fondato una Messa quotidiana all’altare di San Francesco che poi fu assunta dai Visconti. Il Castiglioni, nel 1612 aveva fatto costruire la cappella a San Francesco. Vi erano 14 sepolcreti di nobili famiglie.

STORIA DI MOTTA VISCONTI E DELL’ ANTICO VICUS DI CAMPESE
AMBROGIO PALESTRA – 1976

Un tempo si diceva che il territorio di Motta era nominato Campese. Dai documenti si ha la notizia che tale nome significava ” campestre”dal latino “campensis” cioè località, villa, fattoria.Il nome significa anche “della Famiglia Campesi ” documentata nel 1137 che doveva risalire all’età romana quando qualche “possessor “acquistò i “lati fundi ” o questi furono donati a qualche veterano quale premio delle sue prestazioni militari. Tale famiglia, proveniente da Pavia e di Legge longobarda, aveva posseduto questo territorio. Campese confinava a Ovest col Ticino, a Nord con Besate, a Est con Casorate, apparteneva alla Curtis Regia di Basiano e, religiosamente, alla Pieve di Casorate. Possedeva boschi di cerri. Il Palestra dice che il Parodi riteneva che i “da Besate ” ed i ” Campese “appartenesse alla classe dei ” Milites ” che, con i Notai ed il Popolo costituivano i tre ceti delle città.Certo che i Campesi non mantennero a lungo la Signoria perché nel 1137, Tallieto ed Uvida, figli di Pietro di Campese di Besate ma abitanti a Coronate chiedevano al Giudice e Messo di Enrico I V il permesso di vendere otto pertiche di terreno ereditato dal padre. ( da E. Bonomi in Morimundus ) Sappiamo – dice Palestra – che d al territorio di Campese si ricavava oro e argento la cui estrazione era regolata dal Decreto” Honorantiae Civitatis Papaie” che riguarda i diritti della Regia Camera risalenti all’ X I secolo ( da Salani – Arch. Storia Lombarda – 1920).
Alla fine del 1200 Campese è ancora un villaggio con due chiese non parrocchiali. Secondo il Parodi si ricorderebbero ancora alcuni terreni agricoli di Campese anche nel 1355 ma è certo che in tale data quel villaggio stava scomparendo. Nel 1398 la chiesa di San Cassiano ( e Ippolito ) è qualificata come” Cappella de la Mota ” ma non è più citata quella di Santo Stefano.L’autore si chiede quando il toponimo di Motta sostituisce quello di Campese. – Il Parodi – dice il Palestra – propone due date: 1206 e 1363 che desume da documenti introvabili – Forse, però, Motta esisteva già .Parodi concepì la Motta come un villaggio a Sud di Campese e questo villaggio sarebbe stato incorporato nel territorio di Motta ma i fatti non sono così perché Campese è villaggio romano e la Motta era solo una fortificazione di Campese che a poco a poco, assorbì, col nome, tutto il territorio di Campese.
Il termine ” motta ” nei documenti medioevali del Sec. X I significa ” rialzo di terra formato a d arte nella pianura e munito di fossi, bastioni e torri ( Giulini ). Anche presso Melegnano i Milanesi costruirono un campo trincerato ” receptum sive motta ” ( da Galvano, Fiamma, Giulini, Barni in Storia di Milano ) Nell’età Feudale c’è, infatti, l’età dei castelli e quella delle motte in cui si potevano costruire abitazioni per piccoli e medi signori. In un documento del 1412 trascritto in copia negli Atti della Visita Pastorale compiuta a Motta dal Card. Federico Borromeo nel 1605 e che contiene l’ Atto di fondazione della chiesa di Sant’ Antonio (A. C. A. V. P. Casorate – Vol 21 ) si trova usata due volte, tra le coerenze dei beni offerti per la chiesa stessa, l’espressione ” mediante fossatum ” e in altri documenti ” fossa ferrata “Se si osserva la Carta topografica dell’ Istituto Geografico militare del 1869 con aggiornamento nel 1921, si vede che nel centro del paese c’è un quadrato di circa 200 metri di lato, ossia le mura del perimetro del ” receptum” o campo fortificato.

I VISCONTI
TEBALDO che morì nel 1276 , ebbe due figli ( che interessano alla nostra storia ), il primo, MATTEO, detto IL MAGNO, Signore di Milano ed il secondo UMBERTO, Milite e Podestà di Vercelli. Da quest’ ultimo nacque VERCELLINO, Milite, Podestà ed Ambasciatore che ebbe ANTONIO, Milite e Signore di Somma Lombardo, Cislago, Motta e di altre località, per eredità Visconte. Il figlio fu AZZONE, Signore di Motta che,con l’approvazione del Signore di Milano Filippo Maria Visconti creò la Cappellania di Sant’ Antonio e fece costruire, a Motta, la chiesa dedicata a Sant’ Antonio a cui si aggiunse, nel 1455, anche il titolo di Cristoforo. Era l’anno 1412. Dopo ci fu BARTOLOMEO e pure un FRANCESCO e un GIOVANNI BATTISTA e si arrivò alla fine del Quattrocento.
Nel 1556 il feudo passò ai Crivelli, ai Carcano e ai Castiglioni perché Ludovico il Moro, il Signore di Milano, avendo chiamato in Italia i Francesi con Carlo V I. I. I, con il risultato della nota Guerra fra Francia e Spagna, per aver più alleati, dava Feudi a più nobili. Nel 1575, però la Regia Camera toglieva loro i Feudi. I Consoli, i Consiglieri e gli Uomini di Motta dovettero giurare fedeltà alla Spagna versando un tributo. Nel 1619 Motta è concessa a GIOVANNI BATTISTA poi al figlio FRANCESCO che paga il Feudo £ 6.050. Nel 1634 prende il possesso suo figlio,GIOVANNI MARIA, nel 1667 governa FRANCESCO MARIA e poi suo figlio EMILIO che si spegnerà nel 1741. Il cognato GIOVANNI BATTISTA tiene Motta fino al 1751 ma, poichè non aveva discendenza diretta, il paese passa ancora alla Regia Camera.

I DEL MAJNO
Nel 1473 un terzo di Motta era stato concesso ad ANCELLOTTO e ad ANDREOTTO DEL MAJNO ( gli altri due terzi ai Visconti ) I DEL MAJNO erano nobili milanesi fin dal Sec. X I V e possedevano il bosco di Motta, il Majna e nel ‘ 400 fecero scavare la Roggia Majna che esce dalla Bocca Maior dal Naviglio di Bereguardo a Fallavecchia e rientra nel Naviglio alla Cascina Caiella dopo aver irrigato i campi.Anticamente azionava le pale dei molini. Quella Roggia è stata la vita per l’agricoltura a Motta.
Gli antenati erano banchieri e membri del Consiglio dei Novecento e sono sempre stati al servizio deicDuchi di Milano ( in particolare gli Sforza ) Nel 1494 Galeazzo Visconti e Ambrogio Del Maino furono creati responsabili delle cacce dei nostri boschi da Lodovico il Moro.Ebbero il titolo di Commissari Generali delle Cacce.